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Immagine di Tyson Grumm |
Il «Journal
of School Health»,
organo ufficiale della American School Health
Association, pubblica
un articoletto di otto pagine intitolato “Social
Misfit or Normal Development? Students Who Do Not Date”. Ne sono autrici Brooke Douglas e
Pamela Orpinas e poiché i riferimenti bibliografici sono una roba seria ecco
come lo citerete nei vostri testi saggi studi componimenti manoscritti
autografi: Douglas B, Orpinas P. Social misfit or normal
development? Students who do not date. J Sch Health. 2019; 89:783-790. DOI:
10.1111/josh.12818. Pensavo
che il «Journal of School Health» trattasse solo dell’obesità degli studenti americani
e invece ecco otto pagine sull’eros
degli studenti americani. Otto paginette in cui si contesta un luogo comune. Finora,
infatti, ma non da molto – non da molto perché in precedenza circolava un’altra
idea –, i ricercatori sul campo avevano immaginato le romantic relationships fra gli adolescenti come occasioni di
sviluppo personale e di benessere; oggi questa convinzione scricchiola; di più:
frana. Ma la domanda è un’altra (traduco): che cosa ci suggerisce tutto ciò sugli
adolescenti che non hanno relazioni
romantiche durante tutta la loro adolescenza? La ricerca ha profittato delle
valutazioni degli insegnanti sulle abilità sociali, la leadership, la depressione
di cinquecentonovantaquattro adolescenti e dei self‐reports sulle relazioni positive con gli
amici, a casa e a scuola, depressione, ideazione suicida dei medesimi cinquecentonovantaquattro
adolescenti. Ci sono dei risultati, ovviamente: gli studenti del gruppo low dating stanno meglio, hanno
valutazioni più alte ecc. Gli autori ne traggono una conclusione sorprendente: «These
results refute the notion that non‐daters are maladjusted». E tutto questo è molto scientifico, se ci pensate,
perché l’obiettivo della ricerca era poi uno solo: valutare se le abilità
emotive, interpersonali e adattive degli adolescenti senza relazioni romantiche
differivano da quelle degli adolescenti impegnati in relazioni romantiche. E
tuttavia tutto ciò finisce per confutare la tesi che le relazioni romantiche
fra adolescenti siano occasioni di sviluppo personale e di benessere. Suggerimento
finale: «Health promotion interventions in schools should include
non‐dating
as one option of healthy development».
(Insomma, nel giro di una settimana, o poco più, i ricercatori hanno prodotto
le tre seguenti teorie sugli amorazzi adolescenziali: ⒈ sono «trivial
or fleeting romances»,
amorazzi appunto; ⒉ sono esperienze importanti per lo sviluppo e il benessere individuale;
⒊ sono esperienze nocive). — Candida Morvillo, sul «Corriere» (https://bit.ly/2lgUHku),
ci parla della ricerca di cui ci hanno parlato Brooke Douglas e Pamela Orpinas
sul «Journal of School Health». Non sapendo bene che dirne convoca tre “personaggi”.
Il primo è Martin Eden ma solo per il film presentato a Venezia; il secondo è
Moccia, «uno che ha venduto oltre 4 milioni di copie con la trilogia partita da
Tre metri sopra il cielo»; il terzo è
la psicologa dell’amore Vera Slepoy (sic!), alla quale dobbiamo le seguenti belle
parole: «Viviamo in un’epoca che ha esaltato l’amore come perdita di
razionalità».
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